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Dall’espansione Coloniale ai tempi moderni

  • Immagine del redattore: Alessandro Albano
    Alessandro Albano
  • 30 dic 2021
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 7 gen 2022

Dall'Italia unita al 2021


“Questa è Africa! Altro che Italia! I beduini rispetto a questi cafoni sono latte e miele”.

Generale d’armata Enrico Cialdini



Colonialismo italiano

Con la conquista del meridione, culminata con la Resa di Gaeta il 15 febbraio 1861, la neonata Italia si trova a combattere una guerra interna, che verrà sbrigativamente chiamata Lotta al brigantaggio, senza ammettere che si trattava di veri e propri ribelli, che lottavano contro un’annessione che non volevano ne condividevano. Gli stessi generali sabaudi si sentivano in un Paese diverso, esotico, e primitivo come scrisse il generale d’armata Enrico Cialdini: “Questa è Africa! Altro che Italia! I beduini rispetto a questi cafoni sono latte e miele”. Si capisce bene che era più una situazione di colonizzazione piuttosto che di unità. Lo stesso brigantaggio era appoggiato dalla chiesa già prima dell’unificazione, infatti, si hanno storie di briganti già ad alla fine del ‘700 che effettuavano incursioni contro i francesi, come il Bandito Mammone che si vanata di bere dal cranio di un soldato nemico. Questa lotta interna era crudele e sanguinaria da entrambe le parti, da un lato le imboscate e dall’altro rappresaglie e distruzioni di interi villaggi. La sorte dei ribelli arresi culmina con la reclusione al forte di Fenestrelle, sulle Alpi a 1800 metri, dove sono morti i soldati dell’esercito Borbone a causa del clima essendo equipaggiati per temperature più miti. L’Italia, appena creatasi, per non restare la sesta ruota del carro e presentandosi come nuova super potenza, decise di partecipare alla spartizione dell’Africa, quando il sogno coloniale degli altri Paesi stava finendo. Fu comunque deciso di andare nel corno d’africa dove il re d’Italia e la regina d’Inghilterra avevano firmato un documento nel quale veniva vietata la tratta degli schiavi, ma in pratica non venne mai attuata. L’esperienza coloniale in Etiopia termina nel 1896 con una pesante sconfitta italiana nella battaglia di Adua che per decenni lasciò un indelebile segno. Nel 1900, una nuova occasione per spartirsi terre e prestigio, avvenne in Cina con la rivolta dei boxer. Tutti i Paesi vi parteciparono dall’Europa agli Stati uniti, Russia e Giappone. Anche l’Italia, spinta da questa assidua ricerca di colonie e come esportatori di civiltà partecipò alla guerra. La scelta è stata fatta in modo repentino e non si aveva la minima conoscenza del terreno e della cultura. Gli stessi ufficiali ricordano l’umiliazione e l’impreparazione del contingente italiano che doveva elemosinare qualcosa agli altri paesi, tra cui i mezzi di attracco; infatti, si andò li senza la possibilità di far scendere a terra le truppe. Terminata anche questa esperienza italiana nel pacifico con l’acquisizione di un lotto di terra che non portò nulla, anzi la bonifica dalle zone paludose e la costruzione di alcune infrastrutture costò di più di quanto rese. Nel 1911 l’obiettivo era la Libia, partì l’attacco alle poco difese città libiche, pensando che non ci sarebbe stata una coalizione tra arabi e turchi. Ma questo non avvenne e ci furono diverse rivolte e attacchi sul fianco più debole del territorio italiano. Molti furono gli arresti circa 4000 che vennero deportati in carceri come quella di Ustica. Fu solo nell’ottobre del 1912 che in Svizzera fu firmata la pace tra Turchia e Italia. Ma ciò non fu abbastanza e nel 1915 si assistette ad una delle più grandi sconfitti e umiliazioni italiane in Africa, infatti nella precipitosa ritirata dal Fezzan di fine luglio costo 60000 morti circa e un arsenale militare di 37 cannoni 20 mitragliatrici e 10000 fucili che permisero alla resistenza libica di operare fino al 1932.


Prima Guerra Mondiale e Fascismo

Dopo un anno di esitazione, nel 1915 l’Italia entra in guerra a fianco degli alleati, lasciando l’accordo della triplice intesa, dopo numerose trattative da entrambe le parti. L’Italia nel conflitto perderà 650000 uomini, e per avere in cambio territori che avrebbe avuto dall’Austria se non fosse entrata nel conflitto. Il generale Cadorna aveva introdotto un piano tanto facile quanto banale, pensando che l’Austria sarebbe stata colpita alla sprovvista e non sarebbe stata capace di resistere su un terzo fronte. La guerra sarebbe dovuta durare tre settimane ma durerà tre anni, in quando all’Italia ci volle più di un mese a portare le truppe al confine, tempo utile all’impero austroungarico di spostare truppe e creare nuove armate, con uomini già addestrati alla battaglia da un anno e con la consapevolezza di difendere la propria madrepatria. Cadorna continuò con l’idea di volersi aprire un varco con attacchi sempre più forti sulle linee difensive nemiche, silurando attraverso la decimazione i soldati semplici ma anche mandando in congedo ufficiali e generali. Questa teoria andò avanti grazie alla possibilità di avere truppe fresche e nuovi armamenti disponibili. Solo dopo la disfatta di caporetto nell’ottobre del 1917, il generale fu costretto a lasciare l’incarico a favore di Armando Diaz. Il partito Fascista era in contrapposizione alla classe operaia, la quale si rivede nel partito comunista-socialista. In tutta Europa, con Marx e dopo la Rivoluzione russa, la classe operaia era in continuo sciopero a favore di condizioni di lavoro più eque, ed è proprio in questo momento che Mussolini creò il partito fascista, per ristabilire l’ordine. In seguito all’abbandono da parte dello stato dei propri soldati che hanno sacrificato letteralmente la propria vita (molti mutilati e psicologicamente distrutti) fu facile per Mussolini far piega in coloro che si sentivano abbandonati, così che nel 1922 prese il potere senza che l’esercito si opponesse. Mussolini per evitare guerre di potere con Cesare Maria De Vecchi (uno dei quadrunviri della marcia su Roma) decise di confinarlo in Somalia. Prima del fascismo la situazione coloniale era al collasso, sia in Libia che nel Corno d’Africa. De Vecchi però anziché “pacificare la Somalia” la trasformò in un solo campo di battaglia, guadagnandosi l’appellativo di macellaio dei somali. Mentre De Vecchi ristabiliva il controllo sulla Somalia, in Libia si consolidava la figura del Colonnello Graziani. Aveva idee non conformi alle retrograde prassi militari, bensì un nuovo modo di combattere, più veloce e dinamico, sfruttando i nuovi mezzi a disposizione. Badoglio e Graziani attuarono il piano per la riconquista della Libia, decisi a stroncare ogni possibile ribellione. Graziani si dimostrò abile nell’attuare il piano e portarlo a compimento baccando i ribelli fino ai confini dell’Algeria e sconfiggendo anche l’ultimo ribelle soprannominato “il leone del deserto”, ovvero Omar al-Mukhtar. Era appoggiato dalla popolazione della Cirenaica non solo con viveri ma anche con nuove reclute a sostituire quelle cadute. Per catturarlo si mobilitò l’intera popolazione, infatti più di 100000 persone su una popolazione totale di meno di duecento mila unità, furono spostate. Con la volontà di vendicare la sconfitta di Adua, mussolini fin dal 1925, avvisava il ministro delle colonie di preparare le truppe in Eritrea e Somalia per un attacco all’impero Etiopico. Nel 1928, dopo aver mandato rinforzi e mezzi, si attaccò il Paese africano da sud e da nord. L’Etiopia si aspettava un simile scontro e anch’egli da diversi anni acquistava armi sul mercato europeo. Ciò che non si aspettava era l’uso di armi non convenzionali, come bombe al fosgene e all’iprite. In questa guerra si fece leva anche su un’altra arma non convenzionale; l’odio religioso tra cristiani e musulmani. Se nella guerra libica si usarono truppe miste (Amhara-eritrei) di fede cristiana scatenarsi contro i libici, in Etiopia si utilizzò la divisione Libia, con truppe musulmane a vendicarsi dei torti subiti più di un decennio prima.


Dalla Seconda guerra mondiale al governo Draghi

Il 10 giugno 1940, quando l’esercito tedesco era a pochi chilometri da Parigi, l’Italia scese in guerra contro la Francia e l’Inghilterra. Mal armata e con comandanti non all’altezza del compito l’Italia, che pensava di poter condurre una guerra parallela a quella della Germania nazista, dovette chiedere aiuto al suo alleato in tutti i teatri di battaglia, dai Balcani all’Africa. Partecipò alla campagna di Russia attraverso l’ARMIR (armata italiana in Russia) composta da circa 230 000 uomini. Nel luglio 1943 la situazione portò alla sfiducia di Mussolini da parte del Gran Consiglio Fascista e Con l’annuncio da parte di Badoglio dell’8 settembre 1943 dell’armistizio. Si diede così vita ad una vera e propria guerra civile tra i repubblichini e i partigiani, che aspettavano il momento più propizio tra le montagne. In quegli anni si assistette ad una mattanza da ambo le parti. I soldati della Repubblica di Salò (creatasi dopo la liberazione del Duce per opera tedesca) e i partigiani combatterono per la propria sopravvivenza in una guerra di liberazione. Sia da parte dei repubblichini che da parte partigiana ci si macchiò di crimini in risposta alle violenze subite. Fu solo con la morte di Mussolini il 28 aprile 1945, dopo aver provato invano a scappare in svizzera, a porre fine al ventennio fascista. Il periodo che segue la Seconda guerra mondiale è un momento di lotta politica tra comunisti e partiti neofascisti, di collusione con la mafia di rapimenti e attentati, di giustizia privata e uccisioni. Solo col processo “Mani pulite” aperto dal Procuratore Di Pietro si fermò questo periodo di violenza e corruzione. Gli indagati furono 5000 e terminarono con arresti condanni, suicidi fino alla fuga in Tunisia del leader Bettino Craxi. Terminò con lo scandalo di Tangentopoli tra il 1992 e il 1994 a porre fine alla Prima Repubblica dando inizio alla Seconda. In questo periodo ci furono due figure a contrapporsi la scena politica: Romano Prodi (che durante il suo governo si entrò Nell’Unione economica e monetaria dell’UE) e l’imprenditore Silvio Berlusconi, che con abilità si alleò sia con la destra che con i secessionisti padani della Lega Nord. Nel 2011 la crisi mondiale, il rischio di insolvenza dell’Italia e una serie di scandali privati obbligò alle dimissioni Berlusconi, dando il via ad una serie di governi Tecnici, tra cui Mario Monti. Nel 2013, dopo le elezioni, un nuovo partito entrò in campo modificando gli equilibri tra destra e sinistra che avevano caratterizzato la Seconda Repubblica, ovvero il Movimento 5 Stelle. L’alleanza del partito democratico (centro sinistra) col popolo della libertà (di centro destra) portò al governo Letta. Si dimette nel febbraio 2014 e al suo posto ci fu Matteo Renzi che governò per un paio di anni. Alla fine del 2016 dopo la sconfitta al referendum costituzionale Renzi si dimise sostituito da Paolo Gentiloni. Nel 2018, dopo nuove elezioni, l’accordo tra Lega e Movimento 5 Stelle da vita al governo Conte e che rimarrà in carica per un anno e tre mesi. Dopo la caduta del Governo Conte I, in seguito alle diversità di vedute tra i due partiti di maggioranza, il Movimento 5 Stelle si allea coi partiti di centro sinistra dando vita al governo Conte II. Dopo appena 1 anno e 5 mesi, nel febbraio 2021 il presidente Giuseppe Conte si dimette dopo momenti di tensione con Matteo Renzi che tolse la fiducia al governo facendo dimettere dalle cariche governative gli esponenti del suo partito (Italia Viva). Il 13 febbraio 2021 inizia l’esecutivo che vede Mario Draghi come presidente del Consiglio.








 
 
 

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Fonti: 
- Pautet, A. (2019). Histoire de France. Francia: Autrement.
-  Del Boca, A. (2014). Italiani, brava gente? un mito duro a morire. Italia: BEAT.
- Balbo, C. (2019). Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni. Italia: E-text.
- Riccarand, E. (2015). Cara Giulia, ti racconto... : la storia della Valle d'Aosta : 1860-2015. Italia: Musumeci editore.

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