Unità d'Italia
- Alessandro Albano
- 30 dic 2021
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 7 gen 2022
Contesto preunitario, dal capostipite della famiglia Savoia all'unificazione della Penisola

“fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”.
Massimo D’Azeglio
Dal 1600 a Napoleone re d’Italia
Tra il 1600 e il 1700 il territorio italiano era sotto il dominio spagnolo, il quale esercitava un controllo diretto sul meridione e parte dell’Italia settentrionale, come ad esempio sul ducato di Milano. In questo quadro politico istituzionale molto difficile, anche la situazione economica sociale era in situazioni gravissime, le continue guerre portarono a numerose carestie e problemi di malnutrizione. A peggiorare la già precaria situazione fu l’arrivo della peste del 1630 che decimarono la popolazione. Nel 1700 iniziò una guerra di successione, a causa del vuoto di potere dopo la morte di Carlo II, che influenzò anche il territorio italiano. Dopo l’assedio di Torino 1706 da parte delle truppe francesi e l’eroico sacrificio di Petro Micca, l’esercito sabaudo unito a quello asburgico ebbe la meglio. Il trattato di Utrecht del 1713 cambiò l’assetto Geopolitico dell’Italia; Il ducato di Savoia acquisì il regno di Sicilia e buona parte del territorio italiano finì sotto il controllo Asburgo. A partire dal 1796, l’Italia fu occupata dall’esercito Napoleonico, dopo aver sconfitto in breve tempo l’esercito sabaudo, occupando Milano e l’anno seguente il Veneto. Dal 1804 anno in cui Napoleone incoronato Imperatore, divenne anche Re d’Italia. Solo dopo la Campagna di Russia e la Restaurazione nel 1815 si ristaurarono le vecchie Casate dopo aver esiliato Napoleone sull’isola di sant’Elena. Col ritorno delle vecchie monarchie, si diede inizio a diversi sentimenti politici e patriottici che portarono ai moti Carbonari a partire dal 1820; la Carboneria era una società segreta che getterà le basi delle future rivolte nell’intera Europa.
Da Umberto Biancamano alla Nascita d’Italia
A partire dal capostipite Umberto Biancamano conte della Savoia con Capitale Chambéry, iniziò a tessere legami facendo poi prosperare la famiglia che regnerà sull’Italia nel corso dei Secoli. Il figlio, Oddone di Savoia si unirà in matrimonio con Adelaide, della famiglia del marchesato di Torino. Amedeo detto “Conte Verde” e suo figlio Amedeo VII estesero i domini conquistando i territori di Biella e Cuneo prima, la contea di Nizza poi. Sarà poi con Amedeo VIII che la famiglia Savoia passerà da Contea a Ducato. Emanuele I di Savoia amplia i propri confini con il marchesato di Saluzzo nella guerra tra Francia e Savoia che termina col Trattato di Lione firmato nel 1601, perdendo però il controllo dei territori al di là delle Alpi e spostando la capitale da Chambéry a Torino. Nel 1713 col Trattato di Utrecht che pose fine alla guerra di successione asburgica, fece si che Casa Savoia passò da ducato a regno grazie al passaggio del Regno di Sicilia sotto Vittorio Amedeo II. Nel 1720 dopo la guerra che vide la Spagna sconfitta dopo un tentativo di riconquista del potere da parte dell’Alleanza tra Francia Inghilterra, Austria e Paesi Bassi. La famiglia Savoia scambiò con gli Asburgo la Sicilia e la Sardegna, passando da regno di Sicilia a regno di Sardegna. Grazie alla guerra di successione austriaca nella metà del 1700, il Regno di Sardegna si espanse, riprendendo la Nizza e la Savoia. Nel 1815 dopo la sconfitta di Napoleone, il Regno di Sardegna tornò in possesso dei Savoia, con l’annessione della Repubblica di Genova. Nel marzo del 1848 il re Carlo Alberto di Savoia emanò lo Statuto del Regno, noto come Statuto Albertino, ovvero la carta costituzionale del nuovo Regno d’Italia, la quale rimarrà in vigore fino al primo gennaio 1948 dove entrerà in vigore la nuova Costituzione. La Prima Guerra d’Indipendenza scoppia in seguito ai moti del 1848 in particolare nelle città di Venezia e Milano, e proprio a Milano dopo 5 giornate di scontri, riuscì a cacciare gli austriaci dalla città. È in questo clima che Carlo Alberto decise di scendere in guerra dando così inizio alla prima Guerra di Indipendenza, che terminerà con la sconfitta del Regno di Sardegna e l’abdicazione del Re a favore di Vittorio Emanuele II, suo figlio, dopo la schiacciante vittoria austriaca a Novara. Ci vollero anni per riprendersi e con l’arrivo del nuovo re e al primo ministro Camillo Benso conte di Cavour si effettuò un processo di modernizzazione del regno attraverso una fitta rete ferroviaria, potenziando l’industria in particolare quella siderurgica e metallurgica. Grazie all’astuzia del Primo Ministro riuscì a farsi dichiarare guerra dall’Austria ignara del patto segreto firmato tra Francia e Regno di Sardegna di aiuto reciproco in caso di conflitto. Iniziò così la Seconda guerra d’indipendenza, nel 1859 e grazie a diverse vittorie, tra cui la battaglia di Magenta, l’esercito Sabaudo con l’aiuto di Napoleone III ne uscì vittorioso. Secondo l’accordo segreto la Savoia e la Provenza furono cedute alla Francia in cambio dell’aiuto ma il Regno sabaudo ampliò i confini in Lombardia. Successivamente Toscana ed Emilia-Romagna si unirono volontariamente ai Savoia. L’anno seguente un contingente di un migliaio di soldati volontari, comandati da Giuseppe Garibaldi, partirono per la Sicilia e aiutati dalla popolazione locale riuscirono ad annetterla al Regno di Sardegna. I “mille” partirono poi verso Napoli che nel frattempo fu abbandonata dai Borboni e il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d’Italia. Mancavano ancora Veneto, Friuli e Lazio, annesse solo con la Terza guerra d’Indipendenza. Il Regno d’Italia, alleandosi con la Prussia e grazie alla vittoria di quest’ultima sull’Austria nella battaglia di Sadowa, che ottenne Friuli e Veneto. Solo nel 1870, con la breccia di Porta Pia e la conquista dei Bersaglieri di Roma che l’opera di unificazione fu completa. Ciò fu possibile grazie alla vittoria Prussiana sulla Francia, così che Napoleone III non riuscì più ad assicurare aiuto al papato. A differenza degli altri Paesi, la formazione dell’Italia segue un percorso particolare e tutto suo. Infatti, il Paese si è formato attraverso la conquista diretta piuttosto che la formazione pacifica con un sentimento patriottico. Infatti, per i 27 milioni di persone che abitavano la penisola erano poche coloro che sognavano l’unità e perlopiù la classe aristocratica e borghese. Si è quindi reso necessario un processo di italianizzazione del paese, basti pensare che la lingua italiana era parlata da solo 620 000 persone.
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